I Codici Forster
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Leonardo Da Vinci
I CODICI FORSTER
Victoria and Albert Museum di Londra
Una collezione di tre manoscritti, ognuno caratterizzato da argomenti e datazioni molto diverse. Inizialmente appartenenti a Francesco Melzi, successivamente passarono a Pompeo Leoni, giungendo a Venezia in un periodo non precisato. Nel corso del XIX secolo furono acquisiti dal conte Edward George Lytton e, alla sua morte, furono ereditati da John Forster che li lasciò al Victoria and Albert Museum nel 1876.
Gli argomenti trattati nei codici sono molto vari, spaziano da importanti studi matematici e geometrici alle ricerche sulle macchine idrauliche, dalle annotazioni di fisica allo studio della grammatica. Contengono anche riflessioni di diversa natura, come temi cosmologici, allusioni a favole e motti, pronunciamenti morali e informazioni autobiografiche, come le spese per la sepoltura di Caterina. Inoltre, sono presenti numerosi schizzi di cavalli per un monumento equestre mai realizzato a Francesco Sforza, studi urbanistici per Milano e disegni della pianta del Duomo.
Leonardo da Vinci (1452 – 1519) è stato un architetto, musicista, inventore, ingegnere e pittore del Rinascimento italiano. È ampiamente considerato uno dei più grandi pittori di tutti i tempi e forse la persona più talentuosa che sia mai vissuta. I suoi quaderni contengono diagrammi, disegni, note personali e osservazioni, fornendo una visione unica di come vedeva il mondo. Cinque di questi incredibili oggetti, rilegati in 3 manoscritti, sono nella nostra collezione.

Leonardo sembra aver iniziato a registrare i suoi pensieri nei taccuini dalla metà degli anni Ottanta del Quattrocento, quando lavorava come ingegnere militare per il Duca di Milano. Nessuno dei predecessori, contemporanei o successori di Leonardo usava la carta come lui – un singolo foglio contiene uno schema imprevedibile di idee e invenzioni – il lavoro sia di un designer che di uno scienziato.
I manoscritti sono l’eredità più importante lasciataci da Leonardo per poter capire l’atteggiamento del genio in ogni sua azione intellettuale ed espressiva.
I Codici Forster
Un prezioso cofanetto di formato 33,5 x 48,8 cm, rivestito in pelle di vitello anilina naturale in pieno fiore, di colore bordeaux, decorato con impressioni in oro stampate a mano sulla coperta e dorso, custodisce i meravigliosi facsimili dei Codici Forster.
Il volume di testo che contiene le trascrizioni diplomatiche e critiche dei Codici Forster è stampato su myBohème Tradition: una carta prodotta dalle storiche cartiere Cordenons 1630, che si contraddistingue per avere su entrambi i lati la classica e delicata marcatura “Tradition” e un aspetto molto naturale.
La tiratura, unica e irripetibile, è rigorosamente limitata a 2998 esemplari per tutto il mondo, numerati a mano da 1/2998 a 2998/2998 ed è autenticata con certificato notarile dotato di timbro e firma autografa del notaio.

Codice Forster I (fino al foglio 40, Firenze, 1505)
Celebre in tutto il mondo per capolavori come la Gioconda, Leonardo da Vinci (1452-1519) è famoso anche per i quaderni in cui annotava i suoi pensieri e le sue invenzioni.
Il Codice Forster I contiene sia il taccuino più antico in nostro possesso (dal foglio 41, 1487 circa – 90, Milano) sia quello più recente (fino al foglio 40, 1505, Firenze). Scritti nella famosa scrittura speculare di Leonardo, i temi esplorati spaziano dall’ingegneria idraulica a un trattato sulla misurazione dei solidi.

Codice Forster II (dal foglio 41, Milano, 1487 – 90 circa)
Il Codex Forster II è composto da due taccuini rilegati insieme. Entrambi furono compilati a Milano mentre Leonardo era al servizio del duca, Ludovico Sforza (1452 – 1508). Il primo quaderno contiene note e schemi sulla teoria delle proporzioni, ma anche schizzi vari, tra cui telai per tessitura, architettura e alcuni disegni figurativi come una Madonna col Bambino.
Il secondo quaderno comprende appunti sulla teoria dei pesi e delle bilance, oltre a schizzi sul moto perpetuo, disegni di elmi e una ricetta per fare i colori.

Codice Forster III (Milano, 1490 – 93 circa)
Il Codice Forster III fu compilato tra il 1490 e il 1493 circa, quando Leonardo era al servizio di Ludovico Sforza, duca di Milano. È il più vario di tutti i taccuini di Leonardo conservati al V&A. Note e diagrammi sulla geometria, considerazioni sui pesi e l’idraulica sono intervallati da annotazioni e schizzi su soggetti diversi, come dispositivi di chiusura, architettura, costumi, cappelli e anatomia umana e animale.
Comprende anche ricette per la pratica artistica, spiegando ad esempio come si prepara l’olio di lino con i semi di senape, cita libri di interesse posseduti da altre persone, come nel caso di un ‘fine erbario’ di un certo Giuliano da Marliano.
Poiché Leonardo scriveva in scrittura speculare (al contrario e da destra a sinistra), di solito iniziava con quella che considereremmo l’ultima pagina. Occasionalmente usava anche il taccuino capovolto, come ad esempio verso la fine del volume.
Caratteristiche dell'Opera
- Opera composta da 3 manoscritti riprodotti direttamente dagli originali autografi di Leonardo, rispettando con fedeltà assoluta ogni dettaglio, dal formato ai colori, dal taglio diverso per ogni pagina alla qualità dei materiali.
- Dimensioni dei tre codici sono:
Ms I. circa 145 x 100 mm chiuso – circa 145 x 200 mm aperto
Ms II. circa 95 x 70 mm chiuso – circa 95 x 140 mm aperto.
Ms III. circa 90 x 60 mm aperto – circa 90 x 120 mm aperto.
- Tiratura rigorosamente limitata a 2998 esemplari per tutto il mondo, autenticati con certificato notarile.
- Un prezioso cofanetto in pelle di vitello decorato con impressioni in oro stampate a mano sulla coperta e sul dorso custodisce l’opera (33,5 x 48,8 cm).
- Accompagna l’opera un volume di testo di 336 pagine, contenente la trascrizione diplomatica e critica curata dal prof. Augusto Marinoni.
Il Certificato di garanzia in attestazione della originalità.

Leonardo Da Vinci
Pittore, architetto, scienziato (Vinci, Firenze, 1452 – castello di Cloux, presso Amboise, 1519). Figlio illegittimo del notaio ser Piero, di Vinci, si stabilì dal 1469 a Firenze, dove nel 1472 era già iscritto alla Compagnia dei pittori. Nel 1482-83 è a Milano alla corte di Ludovico il Moro. Qui egli svolse intensa attività di pittore, e di ingegnere militare. Questo periodo fu il più fecondo di opere compiutamente realizzate e di altre riprese in seguito. In particolare Leonardo poté approfondire i propri studi scientifici e intraprenderne di nuovi, nel campo sia della fisica sia delle scienze naturali.
La sconfitta di Ludovico il Moro (16 marzo 1500) costrinse Leonardo a lasciare Milano. Partì per Venezia, fermandosi lungo il viaggio a Mantova, alla corte di Isabella d’Este, dove venne accolto con grande favore e ricevette richieste di opere di pittura. Nell’aprile del 1500 lasciò Venezia, e ritornò a Firenze, dove si dedicò alla pittura. Dal maggio 1502 al maggio 1503 rimase lontano da Firenze, quasi sempre al servizio del duca Valentino (Cesare Borgia). Vari appunti di Leonardo di questo periodo testimoniano suoi viaggi a Urbino, a Rimini, a Cesena, a Pesaro, a Cesenatico e in altre città delle Marche e della Romagna, dove egli studiò porti, problemi di idraulica, fortificazioni. A questo periodo appartengono gli originalissimi contributi di Leonardo alla cartografia, al rilievo e alla descrizione dei luoghi. Ritornato a Firenze si occupò ancora, per P. Soderini, di pittura, di questioni militari e di canalizzazioni, a scopo sia pacifico sia militare, e incominciò a studiare il volo degli uccelli e le leggi dell’idraulica. Amareggiato per l’incomprensione degli artisti e dei mecenati fiorentini verso il suo impegno di ricercatore, Leonardo nel 1505 tornò di nuovo a Milano, nel marzo del 1508 a Firenze, e di nuovo a Milano nel settembre dello stesso anno. A questo periodo risalgono studi sulla navigazione fluviale, ricerche anatomiche e botaniche. Nel 1513 fu chiamato a Roma da Giuliano de’ Medici, ma si vide escluso dalle grandi opere (i progetti per S. Pietro e la decorazione del Vaticano). Nel 1517 si rifugiò in Francia presso Francesco I, che gli diede residenza nel castello di Cloux presso Amboise e gli elargì una pensione annua come premier peintre, architecte et mécanicien du roi. Leonardo aveva con sé alcuni quadri, qualcuno iniziato precedentemente a Firenze, una “infinità di volumi” di appunti e, benché impedito da paralisi alla mano destra, attendeva con passione agli studi di anatomia, dedicandosi anche all’architettura (progetto per il castello e il parco di Romorantin) e ad apparati di feste. Il 29 aprile 1519 faceva testamento; morì tre giorni dopo.
